Refugee Rights Europe presenta un documento informativo al Comitato contro la tortura

La nostra organizzazione ha presentato un documento informativo, con contributi sostanziali delle organizzazioni non governative ASGI, WeWorld, Diaconia Valdese e Befree, prima dell’esame da parte del Comitato contro la tortura (di seguito il Comitato) della settima relazione periodica italiana sull’attuazione della Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti (di seguito la Convenzione).

 

RRE è allarmato con riguardo alle carenze dell’Italia in merito all’attuazione degli articoli 3, 11 e 16 della Convenzione. In particolare, RRE è preoccupato per l’incapacità dell’Italia di rispettare il principio di non-refoulement procedendo a respingimenti sommari nonché nell’attuazione di accordi bilaterali di riammissione come nel caso della Slovenia. Infatti i richiedenti asilo sono a rischio di un “respingimento a catena”, prima in Slovenia, e successivamente in Croazia, Bosnia e Serbia, dove le condizioni di vita e il diritto di chiedere asilo non sono sempre rispettati.

Inoltre, la decisione di rinnovare gli accordi con la Libia, nel febbraio 2020, desta particolare preoccupazione per la violazione dei diritti umani nel paese e per l’elevata possibilità di esporre le persone a torture, trattamenti disumani e degradanti. Durante il periodo 2018-2019, l’Italia ha adottato una politica di “chiusura dei porti” ritardando l’accesso alla procedura di protezione internazionale e nel 2020, durante l’emergenza Covid-19, si è dichiarata “porto non sicuro” con un decreto interministeriale. In aggiunta, con l’emanazione del decreto legge n. 53/2019 si è voluto scoraggiare le imbarcazioni a intraprendere le operazioni di salvataggio in mare.

RRE è anche allarmato per le insufficienti garanzie nella procedura di asilo a seguito della conversione in legge del D.L. 113/2018 che ha introdotto:

  • il concetto di Paese di origine sicuro, senza specificare particolari categorie di persone o parti di un determinato Paese che non possono essere considerate sicure
  • l’effetto non sospensivo dell’appello per alcune procedure
  • la possibilità di trattenere le persone fino a 180 giorni nei centri di rimpatrio (CPR)
  • la possibilità di trattenere persone, in locali diversi dai CPR, per un massimo di 30 giorni 
  • l’inammissibilità della domanda reiterata durante l’esecuzione di un ordine di espulsione
  • Il cambiamento dei centri di accoglienza da SPRAR a SIPROIMI

Destano preoccupazioni le condizioni di vita dei richiedenti asilo e degli sfollati nelle strutture di accoglienza e nei campi, dove la Legge n. 132/2018 ha avuto un grande impatto a causa del passaggio da SPRAR a SIPROIMI. 

Quest’ultimo è una struttura prevista esclusivamente per i titolari di protezione internazionale e i minori non accompagnati, mentre i richiedenti asilo hanno accesso a CARA e CAS che non sono più dotati di servizi di integrazione socio-economica e di supporto psicologico, ma forniscono solo vitto e alloggio.

E’ preoccupante anche la detenzione prolungata e arbitraria caratterizzata dalla mancanza di garanzie procedurali e legali, nonché la carente possibilità di accedere e monitorare i siti di detenzione e le strutture di accoglienza.

Inoltre, particolare attenzione deve essere data alla situazione delle persone vulnerabili come coloro che hanno subito la tratta di esseri umani (THB) e la violenza sessuale e di genere (SGBV) o che hanno problemi psichiatrici. Infatti, le nuove strutture di accoglienza non sono attrezzate per fornire assistenza ai vulnerabili e il sistema di identificazione delle persone sottoposte alla tratta è carente. Il rischio è quello di espellere persone che rischiano di essere sottoposte a trattamenti inumani e degradanti, nonché torture.

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